Ispica
Ispica si trova su un bastione dei Monti Iblei, in particolare sui Monti Iblei meridionali, in provincia di Ragusa. Sono numerosi i corsi d’acqua che incidono la superfice creando numerose gole, dette cave: la più nota è la cava d’Ispica, prodotta dal ruscello omonimo. Tutta la zona è ricca di grotte naturali, e il gran numero di necropoli documentano la presenza umana fin dal periodo preistorico.
La Cava d’Ispica è una vallata che si trova tra il territorio di Modica e quello di Ispica, con roccia ricoperta della tipica vegetazione della macchia mediterranea; oltre ad essere un luogo particolarmente suggestivo per la conformazione del territorio ed il paesaggio, questo fu probabilmente uno dei più grandi insediamenti rupestri dell’antichità: la cava ben si prestava a luogo di difesa, ma era anche piuttosto vicina al mare: fattori che incentivarono ancora di più l’insediamento umano. Molto di ciò che è emerso dagli scavi archeologici si trova ora a Ragusa, nel Museo Archeologico Paolo Orsi, e a Modica, presso il Museo civico. La zona, come testimoniano sia i reperti che le grotte scavate nella cava, era abitata in tempi preistorici; sicuramente anche i Sicani vi si stanziarono per molto tempo, seguiti poi dai Siculi.
Furono i Sicani a costruirvi un imponente edificio castellare, con un singolare impianto a quattro piani a cui si accedeva tramite scale interne che è ancora possibile vedere al giorno d’oggi. Nei pressi di tale castello sono state poi rinvenute tombe che si attribuiscono, invece, ai Siculi. Durante le dominazioni di Greci e Romani Cava d’Ispica restò indipendente, ma intrattenne rapporti commerciali con tali popolazioni. Durante la persecuzione contro i cristiani, per fuggire le popolazioni del luogo si spostavano nella Cava, e sono diversi i ritrovamenti che lo testimoniano: ad esempio la chiesa rupestre di San Nicola, scavata in una piccola grotta dove ancora oggi è possibile ammirare affreschi dell’epoca bizantina, ma soprattutto le tante necropoli di epoca paleocristiana: la Larderia, che come dimensioni è seconda, in Sicilia, solo a quella di San Giovanni a Siracusa, si trova a nord della Cava, e tra i cuniculi e i sepolcri sono stati rinvenuti sarcofagi, oltre a molti pregevoli acrosoli; nella zona ovest si trova invece la necropoli della Spezieria, così chiamata perchè uno degli ambienti al suo interno presenta un buco nel suolo che ha condotto gli storici a ritenerlo un mortaio, e l’ambiente intero invece una farmacia.
Nel periodo della dominazione bizantina la Cava d’Ispica si prestò alla dimora di monaci ed asceti, come testimoniano numerose grotte risalenti a quell’epoca: le comunità religiose che vi si insediarono operarono diversi rimaneggiamenti ed adattamenti dei precedenti insediamenti rupestri: uno dei maggiori esempi è il complesso di Sant’Alessandra, ritenuto un santuario vista la raffigurazione della Santa, di stile bizantino, che si trova vicino alla Grotta della Rogna.
Ispica sorge invece su una collina a circa 170 metri sul livello del mare. Non è del tutto chiara l’etimologia del nome di questo centro: potrebbe derivare dalla parola “calce” in greco o “fornace da calce” in latino, oppure ancora dal nome del fiume che scorreva nella valle, Hyspa. Oltre a quelle della Cava, in tutta la zona di Ispica sono state rinvenute necropoli e catacombe che testimoniano la presenza umana nel luogo in epoca romana, in particolare da visitare sono le catacombe di San Marco. In ogni caso gli scavi archeologici hanno rilevato anche qui la presenza di Sicani, Siculi e Greci. Nel Medioevo giunsero i Normanni, poi gli Svevi e gli Angioini, dominazioni che interessarono l’intera regione siciliana. Prima del terribile terremoto del 1693 che colpì anche queste terre, il paese si trovava situato all’interno della Cava; fu spostato durante la ricostruzione successiva al sisma. La struttura della città è dunque Settecentesca, come lo sono molti dei paesi ricostruiti dopo il 1693.
La chiesetta che si trovava all’interno della Cava ospitava il simulacro del Cristo alla Colonna, davvero prezioso, che il terremoto miracolosamente risparmiò: dopo il 1693 fu pertanto necessario costruire subito una chiesa che potesse ospitarlo. Fu allora edificata la splendida Basilica di Santa Maria Maggiore, che è stata dichiarata Monumento Nazionale: il complesso di affreschi presente al suo interno è considerato uno dei maggiori capolavori pittorici siciliani del Settecento. L’edificio è in stile tipicamente tardo-barocco, e di fronte la basilica si trova uno splendido loggiato che riprende lo stile del colonnato di San Pietro a Roma ad opera del Bernini. La navata di destra (l’interno è suddiviso in tre navate) ospita oggi il simulacro che viene portato in processione durante la Settimana Santa.
Ma imperdibile è anche la Chiesa della Santissima Annunziata, anch’essa Settecentesca, con i suoi splendidi stucchi in alto e bassorilievo a decorare la navata centrale ed il transetto sul quale si erge una imponente cupola; la Chiesa Madre è invece intitolata a San Bartolomeo, ed è preceduta da una bella ed imponente doppia scalinata con una facciata che presenta elementi sia del tardo-barocco che dello stile neoclassico. Per quanto riguarda l’architettura civile, segnaliamo il Palazzo Bruno di Belmonte, splendido edificio in stile liberty realizzato dal celebre architetto Ernesto Basile agli inizi del Novecento.
Particolarmente suggestivi sono i festeggiamenti della Settimana Santa, tra i più importanti e seguiti nella Sicilia sudorientale: processioni di simulacri si snodano per l’intero paese tra il Giovedì Santo e la Domenica di Pasqua, con una tradizione dettata dalle confraternite che qui sono una figura molto sentita e rispettata, che si perde nei secoli.
Vi raccomandiamo di ammirare la costa (il Lido d’ Ispica), uno dei luoghi più belli del territorio ragusano: in particolare la frazione di Santa Maria del Focallo, con la sua lunga spiaggia molto popolata in estate e l’isola dei Porri che si scorge in lontananza – tale isolotto, parte del territorio del comune di Ispica, è prevalentemente roccioso e l’unica specie vegetale presente è appunto il porro, ed è meta di immersioni subacque. Nella zona più a sud, invece, esigui lembi di sabbia separano il mare dai pantani – in particolare Pantano Longarini e Pantano Bruno: laghi di acqua salmastra che ospitano diverse specie di volatili che spesso vi sostano durante i loro periodi di migrazione.
Oltre al turismo, l’economia è fondata sull’agricoltura, che in questa zona è molto fiorente: particolarmente nota è la carota novella d’Ispica, che viene anche “celebrata” da qualche anno a Carotispica, sagra dedicata a questo ortaggio tipico della città.
Sono stata ad Ispica per Pasquetta. Che splendido posto! E’ un peccato che gli scavi della Cava d’Ispica non siano mai stati costanti e regolari, secondo me là sotto ci sono nascosti ancora un sacco di tesori. Seguirò il vostro consiglio e andrò sulle spiagge e a vedere le paludi ;)